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RINUNCIA, RIQUALIFICAZIONE & RILANCIO

  • Immagine del redattore: gil borz
    gil borz
  • 13 ott
  • Tempo di lettura: 1 min

La recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 23093/25) ha aperto una nuova strada per chi possiede immobili diventati ormai un peso: la possibilità di rinunciare alla proprietà e trasferire il bene direttamente allo Stato. Una svolta storica, che potrebbe cambiare radicalmente l’approccio alla gestione del patrimonio immobiliare in Italia.

Per chi opera nel real estate questa decisione rappresenta al tempo stesso una minaccia e un’opportunità.

Da un lato, il fenomeno fotografa un’Italia che si svuota: 9,6 milioni di case non occupate, oltre 600 mila ruderi accatastati, e intere aree rurali o borghi che rischiano di scomparire. Dall’altro, questo stesso patrimonio “abbandonato” può diventare una miniera di rigenerazione: terreni e fabbricati che lo Stato acquisirà potranno essere oggetto di progetti di valorizzazione, concessioni o bandi pubblici per l’hospitality diffusa, il wellness e l’agriturismo o per progetti di Social Housing.

In pratica, molti proprietari oggi preferiscono liberarsi di un bene improduttivo pur di non pagare Imu e manutenzioni, ma quei beni – una volta transitati al Demanio – potrebbero tornare in gioco come asset strategici per operatori turistici pronti a riqualificarli e reimmetterli nel circuito dell’accoglienza.

Il punto chiave sarà la gestione del patrimonio acquisito dallo Stato: se il Demanio e i Comuni riusciranno a strutturare procedure snelle e trasparenti per affidare in concessione o valorizzare queste proprietà, il mercato potrà trovare nuovi spazi di sviluppo, soprattutto nelle aree interne e nei borghi minori.

Per chi lavora nel settore immobiliare è il momento di osservare con attenzione l’evoluzione di questa norma. Ogni rinuncia di un privato può trasformarsi in una nuova opportunità di investimento pubblico-privato.

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Web & Social Management a cura di Gilberto Borzini

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