IL CORRIERE SUONA SOLO UNA VOLTA
- gil borz

- 21 ott
- Tempo di lettura: 1 min
Contratti incerti, pagamenti saltuari, clienti ansiosi.
Anche Vercelli, come molte altre città in Italia, ha portoni e citofoni cosparsi di avvisi: per consegne chiamare qua, per consegne andare là. Il rebus dei Corrieri è grande, l'ansia da consegna potrebbe diventare una malattia sociale.
Ma i Corrieri, le persone incaricate delle consegne e che sono alla guida dei vari mezzi, fanno quello che possono, e anche di più.
Corre voce che molti di loro non abbiano regolare contratto, tanto meno una busta paga.
Addirittura che in capo ad un marchio rilevante, partner di una primaria azienda nazionale, gli stipendi non vengano retribuiti da un bel po', tanto che molte filiali in Italia sono in agitazione.
Il mondo dei corrieri sembra una giungla in cui ci sono pochi, grandi sfruttatori e un esercito di lavoratori a cottimo con un numero di consegne esasperato, non raramente obbligato a lasciare i plichi nei negozi che accettano di fare da depositari delle consegne per riuscire a completare il giro quotidiano.
Lo schema è il solito gioco del capitale più bieco e si basa su sfruttamento del personale e competizione commerciale al centesimo di euro.
Uno schifo, se permettete.




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