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RIMINI : FINE DI UN MODELLO SUPERATO?

  • Immagine del redattore: gilberto borzini
    gilberto borzini
  • 5 lug
  • Tempo di lettura: 2 min

Sono decine le strutture ricettive in vendita nel vasto territorio turistico riminese, e a ben guardare si tratta di un declino inesorabile di un “modello” di ospitalità con oltre mezzo secolo di vita che ha nutrito non meno di un paio di generazioni di albergatori.

Rimini non assomiglia più a se stessa, e meno che mai il pubblico che la frequenta assomiglia alle famigliole degli anni '60, alle smaliziate turiste tedesche del decennio successivo, a quei personaggi un po' “vitelloni” per dirla alla Fellini, al popolo della notte discotecara degli anni '80, alla fiumana dell'est europeo degli anni '90.

Oggi a Rimini si respira aria di fitness e attività sportiva: cambia la fisionomia della domanda e l'offerta vi si dovrebbe adeguare, e il condizionale, in questo caso, è d'obbligo.

Il territorio è attrattivo, l'offerta d'ospitalità molto meno forse anche a causa degli insostenibili costi di adeguamento strutturale, degli esorbitanti costi energetici, di un personale che rifiuta l'antica servitù, di palati evoluti che non si accontentano più della cucina spacciata per familiare, quella che rifilava fettone di mortadella panata chiamandola wiener schnitzel.

L'agonia riminese è di lungo periodo: non si può dire che le criticità siano arrivate all'improvviso, eppure ben poco si è fatto per affrontare, e risolvere, le criticità: l'ultima generazione preferisce passare all'incasso immobiliare piuttosto che impegnarsi nell'attività specifica, resa sempre più complessa da una concorrenza planetaria e agguerrita, telematizzata e revenuemanagerializzata.

Manca poi quella ciliegina che potrebbe fare la differenza, quel “brand riminese” che mai si è generato e che altrove ha reso affermate località ben più misere in termini d'offerta.

Si sono cercati mercati alternativi, dal congressuale al culturale allo sportivo, senza però definire la centralità del branding, una ricerca a tentoni, sorta di mosca cieca del marketing che ha generato forme ossidate d'attesa attorno ad eventi ormai storicizzati (Il Congresso di CL, la Fiera del Fitness e il TTG) confidando poi nel mito piadinico e dell'ospitalità sorridente, ma non c'è marketing, non c'è narrazione sostenente, non vi sono state linee di credito adeguate alla necessità d'innovazione o forse vi è stata ancor meno volontà di adeguamento.

Decine le strutture in vendita e scarsa la domanda di investitori che sembrano più ansiosi di attivarsi in nuove avventure piuttosto che tentare un ultimo disperato lifting alla vecchia signora decadente del turismo romagnolo.

Ma attenzione: l'Italia intera del turismo balneare assomiglia molto a Rimini.

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