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HAI FATTO I COMPITI ?

  • Immagine del redattore: gilberto borzini
    gilberto borzini
  • 7 ago
  • Tempo di lettura: 2 min

Per orientarsi nell'evoluzione del settore turistico non servono sfere di cristallo ma studi attenti. Servono macro e microeconomia, sociologia, marketing, informatica e psicologia di massa.

La crisi del turismo (in particolar modo di quello balneare) si supera studiando, così da evitare, magari, che Rimini divenga la “Baggina”, la RSA d'Europa.


Dovevo superare i 70 anni per scoprire che esistono esperti di “turismo predittivo”, sorta di oracoli che predicono il futuro, come antichi aruspici osservando il volo degli aerei al posto di quello degli uccelli.

Per quanto mi riguarda leggo i dati e costruisco schemi.

Sul turismo italiano gravano incognite consistenti che possono essere riassunte in:

  • deprezzamento del Dollaro USA, con possibile calo di quota parte di uno dei mercati principali per il ricettivo italiano;

  • crisi industriale (produttiva e occupazionale) diffusa a livello continentale, con riduzione del potere d'acquisto del mass - market di riferimento;

  • netta divisione tra Senior Market (nonni & co) e Mercato Under 40 (giovani, giovanissimi e giovanili), laddove il primo accetta l'offerta statica (e noiosa) della vacanza costiera ancorata a modelli nati tra gli anni 50 e 60 e mai realmente modificata, mentre il mercato degli Under 40, composto da big spenders, cerca ben altro e appena può si rifugia in aree estere dove il divertimento, secondo il gusto di quel mercato, è assicurato.


Chi risente maggiormente del cambiamento in corso sono le strutture alberghiere, con particolare riferimento ai 2 e 3 stelle e alle strutture di modesta dimensione: la rigidità dell'offerta si scontra con la difficoltà di accesso al credito (ingente) necessario per rinnovare l'offerta alberghiera senza peraltro sapere se, una volta migliorata la struttura, la “location”, intesa come località geografica, turistica e amministrativa, sarà ancora attrattiva: se non lo fosse più gli investimenti operati sarebbero bruciati.

Gli alberghi sono quindi “fermi” in attesa di capire, anche, se la Pubblica Amministrazione intende investire nella promozione turistica e, se sì, in quale direzione, verso quali mercati.

Ma le Pubbliche Amministrazioni lamentano rilevanti carenze finanziarie e, a mio modesto avviso, voragini di carenza di competenza in materia turistica (in particolare di Sociologia del Turismo), avviando così un circolo vizioso che potrebbe trasformare, nel migliore dei casi, alcune aree costiere nella “Baggina” d'europa, ovvero nel ricovero climatico di stuoli di pazienti geriatrici.

Alle aree critiche che ho elencato poco sopra se ne aggiunge un'altra, forse persino la più nociva: l'immensa mole di norme, leggi, leggine, vincoli e divieti espresse dalla giurisprudenza nazionale e locale che impediscono, di fatto, di agire con rapidità, efficacia ed efficienza per adeguare e aggiornare l'offerta al rapido cambiamento della domanda a partire dal “cambio di destinazione d'uso” che è oggi assolutamente necessario alla maggioranza degli alberghi per avviare un ciclo gestionale più leggero e remunerativo.

Servono allora persone competenti tanto nei ruoli della PA quanto in quelli delle Associazioni datoriali che con la PA dialogano e alla PA propongono.

Servono elevati livelli di assistenza nelle aree gestionali dell'hotellerie per strutturare modelli economici capaci di redditività.

Serve un cambio di passo e di mentalità che, onestamente, non si individua, e sarà proprio questa lentezza, ben più che le cause esogene, a definire nei colori più foschi il futuro di molto turismo italiano.

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