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ULTIMA STELLANTIS A DESTRA

  • Immagine del redattore: BorZorro
    BorZorro
  • 8 gen
  • Tempo di lettura: 2 min

John Elkann, ceo di Exor, proprietario del gruppo Gedi, editore de La Stampa, di Dana White, presidente e amministratore delegato dell’Ultimate Fighting Championship, e Charlie Songhurst, imprenditore nel settore tecnologico con un portafoglio di oltre 500 startup, entra nel Board di Meta, la società che controlla Facebook, WhatsApp e Instagram e vanta non pochi progetti nello sviluppo di innovative tecnologie della comunicazione e della connessione globale.

Siamo lieti per lui e ci auguriamo che tra i mille impegni che lo coinvolgono trovi il tempo per occuparsi non solo delle eredità familiari e delle numerose opere d'arte che appartenevano al nonno Giovanni, ma anche a quel che resta dell'officina di famiglia, ad ogni crisi industriale sostenuta dai magri bilanci nazionali e di cui la metà dei dipendenti attuali (e residui) sono in carico al bilancio della solidarietà statale.

Che l'Automotive sia in crisi lo sappiamo tutti, ma a meno persone è chiaro il fatto che il problema maggiore non sia “fare nuovi modelli” quanto piuttosto “ripensare la mobilità”.

Ne “L'era dell'accesso” l'autore Jeremy Rifkin affermava che nel breve periodo a nessuno sarebbe importato “possedere” una vettura, ma tutti avrebbero avuto l'esigenza di, prima o poi, “accedere” alla disponibilità di una vettura, con forme di noleggio di diversa durata e modalità contrattuali diversificate.

La questione della Mobilità è alquanto complessa: si va dalle Aree urbane a traffico vietato o limitato alle questioni legate alla sostenibilità ambientale, dalla decarbonizzazione, al Trasporto Pubblico Locale, e si sposa, ancora di più, con la tendenza all'inurbazione crescente (tutti abiteremo in megalopoli) a cui corrisponde lo spopolamento delle aree interne o marginali.

In questo periodo di passaggio tra forme diverse di Mobilità (da una “privata” ad alto inquinamento ad una “condivisa” a minore impatto) mi torna in mente ciò che pensavo quando da ragazzino sedevo sul sedile posteriore della macchina di papà, incolonnati nelle code di rientro in città, affiancati ad altrettanto immani code in uscita: mi domandavo se non era meglio che ognuno stesse a casa propria ad agire “per conto di un altro” che avrebbe voluto andare lì: in sostanza auspicavo uno scambio di sensazioni ed emozioni a distanza, privo di spostamento fisico.

Ovviamente, a quel tempo, se affermavo ad alta voce il mio pensiero venivo preso per grullo e sbeffeggiato dalla famiglia in coda.

Ecco, forse ora quel mio pensiero di allora potrebbe realizzarsi: nell'era della comunicazione e della connessione globale la Vettura del Futuro ci condurrà attraverso viaggi virtuali conditi da emozioni reali.

Magnifico, ma adesso chi lo dice agli Operai e alle Maestranze di Stellantis?



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