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L'INSOPPORTABILE RANCORE DEI VECCHI PER LA GIOVENTU'

  • Immagine del redattore: Gilberto
    Gilberto
  • 21 set
  • Tempo di lettura: 2 min

L'avanzare dell'età non rende migliori ma piuttosto esaspera gli elementi significativi del Carattere individuale: chi era mite in gioventù diviene mansueto in vecchiaia, chi era parsimonioso diventa tirchio, chi era timido si ritrova anacoreta, chi era critico si afferma rancoroso.

E il rancore, in una società equamente composta da ambiziosi insoddisfatti e critici permanenti, diventa statisticamente uno degli elementi più caratteristici dell'età avanzata: un rancore indirizzato prevalentemente nei confronti di ciò che si è perduto, di quello che non si è e non si ha più.

Muscoli flaccidi, avambracci molli, carni pendule definiscono la fisicità un tempo tonica, asciutta, reattiva, e l'osservare la bellezza della gioventù, una bellezza spesso racchiusa nella gioventù medesima, una bellezza totalmente ignota ai rispettivi titolari inconsapevoli della gioventù e della relativa bellezza che incarnano, scatenano reazioni che stupiscono per vivacità e avviliscono per significanza.

Così l'anziano si lamenta del rumore, detesta le risate chioccie le conversazioni querule, le esplosioni vocali dei gruppi di ragazzi. Detesta la notte, l'anziano insonne, e della notte detesta il ricordo delle notte trascorse in gioventù e inevitabilmente represse nella memoria.

Il rancore dei vecchi è lo specchio della loro memoria, irriproducibile, inafferrabile: una memoria che torna a visitarli nelle notti ad occhi aperti, memoria che esaspera valutazioni e giudizi, che a volte è persino memoria ricostruita, falsificata dal desiderio o dalla speranza perchè la psiche è in grado tanto di rimuovere quanto di ricreare l'esperienza lasciando l'anziano in balia di fotogrammi mentali a volte simili al giudizio finale.

Il rancore dei vecchi per la gioventù è la reciprocità dell'incomprensione, l'assoluta impossibilità per chi è giovane di comprendere maturità e vecchiaia che si traduce in rifiuto e persino negazione di atteggiamenti un tempo propri.

Vi è poi il rancore per la libertà, quella libertà oggi diffusa a piene mani e un tempo ferocemente negata: perchè i vecchi non lo ammetteranno mai, legati come sono alla necessità di approvazione del sè, ma la loro infanzia e la successiva gioventù furono spesso luoghi orrendi di sottomissione e obbedienza, di promesse disattese e speranze negate, di gratuita violenza e di suprusi ordinari.

Così l'osservare bellezza, salute e libertà in chi non ne comprende la straordinarietà genera, a volte, rancore.

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