NECROSI UE
- Gilberto

- 27 ago
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Non è più crisi. Non è più recessione, è necrosi sistemica. È la putrefazione strutturale di un organismo continentale in uno stato di spasmo terminale, incapace di articolare persino il rantolo della propria agonia. L’UE non respira: emette singulti convulsi, spasmi di disperazione travestiti da governance. Ogni dichiarazione istituzionale è un refolo di formalina verbale, un tentativo patetico di imbalsamare l’irreversibile.
La guerra russo-ucraina non è più conflitto: è liturgia necromantica, è anestetico geopolitico somministrato da élite in decomposizione morale. Non per vincere. Non per difendere. Ma per occultare. Per distorcere. Per trasfigurare il collasso in spettacolo. E in quel fumo bellico, si muove l’indicibile: il neonazismo ucraino, denunciato dai Russi, ignorato, metabolizzato. Non è spettro. È carne. È sangue. È finanziato, armato, istituzionalizzato. L’Europa, per non vedere, ha scelto l’autocecità.
Francia: 12 milioni di euro di debito ogni ora. Ogni ora. Ogni ora. Il debito/PIL al 115%. Lo Stato sociale viene smembrato con bisturi contabili. La spesa militare esplode: 413 miliardi entro il 2030. La grandeur è una maschera di cera che cola sotto il sole nero della realtà.
Italia: Debito/PIL al 135%. Interessi al 4% del PIL. Il più alto in Europa. La spesa militare cresce. Non è strategia. È necrologia contabile. È il bollettino clinico di un paziente terminale.
Germania: sei trimestri negativi su dieci. Il motore d’Europa è spento. Il gas russo è evaporato. La locomotiva è ferma. Il silenzio che la circonda è più assordante di qualsiasi allarme.
UK: stagflazione. Crescita evaporata. Inflazione persistente. Produttività in coma. La Bank of England taglia i tassi con mani tremanti. Il governo naviga a vista, ma la nebbia è tossica.
Finlandia: recessione. Disoccupazione all’8,6%. Debito all’85,6%. La transizione verde è un miraggio desertico. Il Paese resiste, ma è una resistenza che sa di agonia.
Spagna: crescita morfinica. Senza fondi europei, il cuore smetterebbe di battere. Il turismo è ossigeno e veleno. L’immigrazione è linfa e tensione. È il fiore che sboccia sull’asfalto crepato. E il vento gelido sta arrivando.
Si invocano riforme da necrologio: flessibilità, deregolamentazione, compressione salariale. Intanto si accumula debito per una difesa che non si riesce nemmeno a implementare. Il debt brake, un tempo dogma, è stato aggirato. Ma la realtà non si piega. La realtà si vendica.
L’UE nvecchia. Consuma poco. Produce per mercati che non la vogliono più. Il tempo si spegne. Il futuro è un’eco che non risponde. E nel cuore del continente, si insinua l’ideologia che credevamo sepolta: il neonazismo, il culto della forza, la retorica della purezza. Non è un dettaglio. È sintomo. È metastasi. È il segnale che la memoria è stata estirpata, la coerenza dissolta, la coscienza anestetizzata.
La Russia non crolla. Debito/PIL al 16,4%. Interessi contenuti. Mentre l’Europa si sbriciola, Mosca regge. Non è propaganda. È dato. E come ogni dato, non chiede di essere creduto. Chiede di essere temuto.
Il precipizio non è davanti. È sotto. È dentro. L’UE non è più progetto. È esperimento fallito di autoconservazione. Si avanza verso il baratro con una determinazione suicida. Le élite si aggrappano a fantasmi bellici per evitare di rispondere alla realtà. Il collasso non è più possibilità. È traiettoria. E il lettore, se ha ancora fiato, dovrebbe chiedersi non se si cadrà. Ma quanto in profondità. E quanto tempo ci vorrà per smettere di respirare.
E ora, il colpo finale: la sorveglianza. Le autorità governative potranno accedere ai messaggi delle chat. Obbligo di identificazione su Internet. Conservazione dei dati per lunghi periodi. Ricerca retroattiva di “modelli sospetti”. L’Europa diventa Stato di sorveglianza. Una volta attuate le misure, non ci sarà ritorno. Il voto del Consiglio europeo è fissato. Dopo di che, ogni messaggio sarà controllato. Ogni parola, archiviata. Ogni pensiero, schedato.
Capito tutto?
Quindi, consapevoli?!
O stiamo ancora fingendo di respirare?





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