MASCHI FORZATI ALLA MISOGINIA
- Gilberto

- 14 ore fa
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Bullismo e prevaricazione di genere sono figli della stessa matrice culturale
Nel mio saggio sull'Es, basato sull'interpretazione che ne diede l'analista Groddeck nella sua corrispondenza con Freud, osservo come la caratteristica principale dell'essere umano sia l'Aggressività, una tensione alla conquista del Cratos (potere) che solo successivamente viene orientata alla pulsione dell'Eros ampiamente descritta da Freud.
La funzione dell'Es, la primaria Aggressività, è probabilmente alla base del “successo planetario” ottenuto dalla nostra Specie nella competizione con tutte le altre, spesso fisicamente più forti della nostra.
All'interno dei branchi, delle tribù, dei popoli e delle etnie l'Aggressività ha premiato la forza fisica, prevalente nei maschi rispetto alle femmine, attribuendo così ai Maschi (come categoria) ruoli di lavori di fatica, di gestione della sicurezza, di eroismo in battaglia e di protezione del proprio nucleo famigliare, tutti elementi che, combinati tra loro, hanno condotto ad un patriarcato diffuso e alla definizione di religioni monoteiste che rispecchiano quel modello patriarcale.
La trasmissione di quei “valori”, l'aggressività maschile e la remissività/disponibilità femminile, non è certamente avvenuta per via genetica, come afferma un Ministro in altre materie più preparato, ma per via culturale.
Dal “Ratto delle Sabine” appreso alle elementari agli eroi di ogni tempo e guerra, da Achille a Enrico Toti, dalle bambole per le bambine e i giochi meccanici per i maschietti, l'intero universo culturale ha modellato, di generazione in generazione, l'appartenenza di genere attribuendo al maschio dominante un ruolo prevalente e alla femmina “cenerentola” o “biancaneve” che fosse l'emancipazione praticabile esclusivamente attraverso l'interessamento espresso dal principe azzurro (e vissero tutti feici e contenti).
Accade allora che quando si pretende di modificare con un atto normativo l'assetto millenario dei modelli culturali planeteriamente diffusi il sistema (sociale, cuturale, famigliare) tenda all'implosione rilasciando e rendendo libero quell'Es originario sempre attivo e sempre presente, con tutti le sue derivate di Aggresività.
La questione – serissima – della crescente Misoginia che si manifesta in manifestazioni diverse, comunque definite dall'Aggressività sostanziale, attraversa tutte le categorie sociali, risulta indipendente rispetto alla disponibilità economica o agli studi intrapresi, poco influenzata da pedanti corsi di affettività durante le scuole dell'obbligo.
Ad impedire un radicale cambiamento si frappongono modelli religiosi (anche nel cristianesimo la misoginia originaria è rilevante e spesso sottolineata dalle espressioni sessuofobiche paoline), modelli di intrattenimento (la preda femminile, l'eroico salvatore maschile) tanto nella cinematografia quanto nella letteratura, oppure la “preferenza” affidata alla trasmissione di eventi sportivi maschili rispetto ai pari grado femminili.
Infine il “male dei mali”, una pornografia predatoria e violenta in cui la femmina è puro corso totalmente disponibile alle bizzarrie erotiche maschili.
Se l'intero complesso della produzione culturale, all'interno della quale inserisco velleitariamente anche la religione, afferma il diritto della forza maschile rispetto al corpo femminile che possibilità ha il “maschio medio” di affermare la sua propria volontà ostativa rispetto a quel modello?
Non sarà più semplice (più comodo e persino gratificante) imputare alle femmine le proprie disavventure, difficoltà e sofferenze?
Non sarà più emotivamente immediato, e coerente con l'Aggressività originaria, affermare le proprie ragioni con la forza piuttosto che attraverso un ragionamento che dovrebbe essere operato all'interno di una lite, e pertanto difficilmente contenibile all'interno della logica?
Dal ciclo thriller “Uomini che odiano le donne” avremmo dovuto comprendere qualcosa di importante. Ora, se vogliamo davvero puntare alla parità di genere, dobbiamo “solo” modificare l'intero edificio culturale e sottoculturale. Temo che ci vorrà del tempo.




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