IO IDIOTA
- BorZorro
- 7 mar
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Rappresento una larga parte di umanità, quella parte che ritiene le piattaforme “social” un utile spazio di confronto possibile tra persone che si interessano delle cose della vita.
Insomma, sono un idiota: idiota nel senso più caro a Dostoevskji, un essere che si lascia trascinare dalla corrente delle cose, che utilizza più o meno inconsapevolmente gli strumenti che il Mercato Maligno gli mette a disposizione, un citrullo che trae Autostima dal fatto che qualcuno apprezzi ciò che esprime definendo così un grammo di positività all'interno di un'esistenza che non dispensa un numero esagerato di soddisfazioni.
L'idiota, per sua struttura, si contrappone all'intellettuale.
L'intellettuale è categoria in via d'estinzione da che le piattaforme consentono a tutti di esprimersi, alla democrazia di essere diretta e partecipata, a chi desidera scrivere di potersi autopubblicare per quanto scriva corbellerie inaudite.
L'intellettuale detesta le piattaforme che generano un rumore che rende indistinguibile il suo cinguettio, che definiscono un orizzonte orizzontale che impedisce al suo Verbo di discendere dall'alto sulla plebe, grumo indistinto di idioti che vanno educati, orientati, disciplinati e guidati.
Esiste, con tutta evidenza, un rapporto diretto tra evoluzione della tecnologia web e scomparsa della figura degli Intellettuali, rilevantissima sino a tutti gli anni '80.
Gli intellettuali scompaiono così come sono scomparsi i negozi di dischi e le edicole, gli addetti agli sportelli bancari e infinite altre categorie operative: il processo di trasformazione avviato dalla tecnologia travolge anche gli operatori del pensiero, sostituendoli con commentatori buoni per tutte le stagioni, quella compagnia di giro che individuiamo in tutte le trasmissioni televisive a concionare dei mali del mondo.
Rimpiangiamo i Pasolini, i Moravia, i Levi-Strauss e i Chomsky per non dire delle bustine di Minerva di echiana memoria, tutte figure adatte ad anni diversi, anni in cui si immaginava di poter arginare il capitale, di rendere la società più equa e giusta.
Ma il capitale ha vinto, anzi stravinto, e non prevede equità e giustizia ma solo competizione bestiale tra uomini e aziende, tra nazioni e imperi e il senso della competizione diviene improvviso e fatuo successo per alcuni o perdurante precarietà per infiniti altri, emergenti dalle piattaforme i primi, aggrappati alle piattaforme gli altri perché oggi, nella società fittizia del capitale tecnologico, la piattaforma è realtà, alternativa utile e necessaria di sopravvivenza mentale in cui si potrebbe, il condizionale è d'obbligo, seminare il dissenso, la valutazione critica e l'idea di una diversa società possibile.
Alcuni idioti, me compreso, provano ad operare in quella direzione ben sapendo che più importante della destinazione è il percorso che si compie, preferendo l'essere idioti all'essere ignavi, il partecipare all'estraniarsi.

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