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IL CONFLITTO IRRISOLVIBILE TRA UOMINI E MASCHI

  • Immagine del redattore: BorZorro
    BorZorro
  • 4 feb
  • Tempo di lettura: 3 min

Giunto ad un'età un tempo considerata veneranda posso permettermi qualche osservazione in materia di maschilismo e femminismo.


La sorte mi ha reso partecipe di un'epoca feroce, di quegli anni '70 in cui fiorirono le grandi contestazioni e, tra quelle, un femminismo dirompente, giustamente prepotente.

Oggi, a mezzo secolo abbondante di tempo trascorso, poco è cambiato da allora in termini di “emancipazione”, di “etica” e di “morale”.

Sono cambiate le leggi, questo sì, ma nei comportamenti l'antico maschilismo e quello che oggi si chiama Patriarcato sono vivi e vegeti: nulla, a ben guardare, è cambiato.

Così rimango sorpreso quando una giovane, recente conoscenza virtuale scrive un lungo post apostrofando una signora notata in un locale aperto al pubblico e non adeguatamente vestita: rimango sorpreso perché la giovane conoscenza assume per sé le caratteristiche contestazioni maschili: era vestita da, sembrava si volesse offrire.

Nel tempo, avendo l'hobby dell'etologia, ho verificato come i nostri atteggiamenti siano gli stessi degli altri ordini e specie animali: i maschi devono esibire forza e potere, le femmine devono cercare i maschi più “rappresentativi” del loro gruppo ed essere, ai loro occhi, attraenti.

Siamo identici, non solo simili, agli altri animali.

Il maschio tende ad affermarsi con la forza, con l'arroganza e, evolvendo, con il denaro, a volte con l'intelligenza; la femmina, tuttora, indossa i panni della preda, si mostra, si trucca, si agghinda per attrarre.

Speravo con i movimenti MeToo prima e con l'avvento dell'idea Woke più recentemente che qualcosa cambiasse ma pare che le nostre azioni, quelle di ognuno di noi, siano frutto prevalentemente delle convenzioni, delle aspettative sociali, delle norme sottoculturali e non scritte, come se fossimo tutti attori intenti a recitare la parte che la società ci affida, indipendentemente da ciò che realmente potremmo pensare se sapessimo disporre della nostra personalità e del nostro carattere.

Ammetto, e me ne scuso profondamente, di essere stato anch'io nel mio trascorso un becero rappresentante maschile, colpevole di gesti e azioni che oggi, piuttosto tardivamente, considero riprovevoli e disgustosi, e forse è solo grazie all'età raggiunta che posso valutare il mio passato e gli atteggiamenti per ciò che furono realmente: una rappresentazione del ruolo che la società di quel tempo mi consentiva.

Le leggi non bastano, ma non ne servono altre, ve ne sono fin troppe.

Ciò che serve è un radicale cambiamento mentale, un diverso approccio: serve che i maschi diventino Uomini e come tali sappiano guardare a se stessi come osserverebbero un attore sul palco, valutantone il personaggio, criticandone gli errori. Solo così, solo modificando il nostro (maschile) atteggiamento relazionale potrà avvenire quell'equa relazione sociale a cui le donne, giustamente, aspirano.

Ma le buone intenzioni, a quanto pare, non bastano: la Sessualità è fedele specchio della Società e la nostra società è sempre più aggressiva, dominata da rapporti basati sulla forza quando non sulla violenza, il potere del denaro affligge le aspirazioni della politica, intere popolazioni migranti vengono usate in forme di servitù quando non di schiavismo, la pornografia è endemica e pervasiva: è la struttura stessa dell'economia, del capitalismo finanziario, a manifestare il diritto della forza rispetto alle attese del diritto.

Così il cambiamento diviene difficile, a volte sembra impossibile. Ma bisogna provare.


Su questi argomenti mi sono permesso di scrivere un saggio che spero possa interessare




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