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IDENTITA' NEGATE

  • Immagine del redattore: BorZorro
    BorZorro
  • 5 gen
  • Tempo di lettura: 1 min

"Fai di me quello che vuoi, ma prenditi cura di me!" è un grido disperato e spesso poco ascoltato, a volte neppure percepito, che emerge dalle nuove generazioni.

Alla base del dramma identitario, della ricerca, spesso vana, della propria identità, della svendita di se stessi e del proprio corpo, da un senso quanto mai incerto di appartenenza e dalla crescente, evidente e drammatica incapacità di amarsi e di amare, troviamo il disagio che matura nell'ambiente familiare.

Genitori distratti, disattenti, più impegnati a coltivare il proprio Ego che attenti alle esigenze crescenti dei figli. Genitori che smettono di amarsi e palesano le proprie motivazioni, egotiche ai figli, figli inevitabilmente colpevolizzati e autocolpevolizzanti del negativo andamento dell'affettività domestica.

Genitori che parcheggiano i figli davanti alla tv, al cellulare, al computer pur di non sottrarre tempo alle proprie attività, interessi e passioni.

E intorno un mondo instabile, in cui l'unica certezza è la precarietà e con la precarietà la diffusione del disagio, dell'incertezza, del malessere.

Isolamento, colpevolizzazione, solitudine, mancanza di relazioni, difficoltà nell'approccio affettivo e una oscena pantomima delle relazioni affettive percepibile nelle piattaforme pornografiche, accessibili a tutti, a cui adeguarsi per essere accolti in gruppi che esercitano fascino, attrazione e un simulacro di potere.

Autolesionismo, come ultima risorsa: farsi male per provare emozione, con il dolore che avvolge e supera, con la sua violenza, ogni altra emozione. E dove non bastasse l'autolesionismo si sviluppa l'ultima, irrevocabile, richiesta d'aiuto, con la crescita dei suicidi giovanili.



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