DIGNITA' INDIVIDUALE, COMUNITA' E STATO SOCIALE
- Gilberto

- 19 feb
- Tempo di lettura: 3 min
Le opinioni espresse dal fisico Carlo Rovelli in materia di Dignità individuale e Stato sociale vanno prese in considerazione. Che sia quel modello ad indicare la Terza Via necessaria? Che sia un Socialismo a “manutenzione permanente” la soluzione al disagio provocato dal neoliberismo?
Poche settimane fa scrivevo un articolo sull'Appartenenza, grande assente nella società individualista, narcisista e solipsista tratteggiata dall'economia neoliberista. L'articolo non fu da tutti compreso, come se il termine stesso di Appartenenza suonasse ormai desueto, persino superato, come se all'interno di questo modello sociale occidentale l'idea stessa del fare parte di un contesto sociale fosse interpretata con risentimento dalle monadi seclusiviste umane.
Il fatto è che il nostro modello sociale, capitalista e neoliberista, è quanto di più simile alla teoria dell'Homo homini lupus cara all'empirismo inglese, empirismo che rappresentò il grimaldello filosofico per l'affermazione dell'illuminismo borghese. Il modello di società statunitense è, né più né meno, questo: homo homini lupus.
Recentemente intervistato in due occasioni differenti il fisico Carlo Rovelli, che risiede in Canada, ha espresso un'opinione economico-politica interessante e che merita approfondimento.
Sostiene Rovelli che la dinamica occidentale definita nella relazione tra Libertà e Democrazia è mal posta, tanto che per non pochi filosofi la coniugazione dei due termini è contraddittoria essendo Libertà un termine individuale e Democrazia un termine collettivo.
L'accento, quindi, va posto sulla coniugazione tra Libertà e Dignità, una Dignità individuale che si acclara quando ognuno dispone di un proprio ruolo, di un compito, di un'attività e di una retribuzione adeguata a sostenere standard minimi di Dignità. Quella Dignità rende, di fatto, Liberi. Sostiene poi Rovelli (e come dargli torto considerando i risultati?) che “il Socialismo funziona”, affermazione che può far sobbalzare sulla sedia chi è rimasto fermo al 1989 e non ha seguito i mutamenti e i processi evolutivi degli Stati Socialisti per eccellenza, Cina e Russia.
Lo Stato tecnocratico organizza e orienta lasciando ai privati uno spazio consistente di imprenditorialità e, soprattutto, assicura ad ogni cittadino Dignità sociale e retributiva.
Certo, a contestare le affermazioni di Rovelli basterebbe nominare la Corea del Nord o Cuba o il Venezuela, Stati in cui il socialismo non funziona per niente essendo rimasto ancorato allo schema precedente alla caduta del Muro di Berlino. Segno inequivocabile del fatto che il socialismo necessita di “manutenzione permanente” e non di rivoluzione permanente di stampo trozkysta.
Si dirà che le tecnocrazie orientali, Singapore piuttosto che Cina, sono parzialmente sostenute da un sostrato culturale che si basa sul Confucianesimo, ovvero su una filosofia che definisce l'individuo come parte della società e affida al miglioramento etico e morale individuale il corrispondente miglioramento sociale in termini fortemente partecipativi, il che è manifestamente diverso dalla visione filosofica cristiana assai più individualista nella sua versione corrente e contemporanea.
L'Unione Europea, hic et nunc, è in piena crisi identitaria: abbandonata dalla premurosa mammella statunitense che per ottant'anni l'ha sostenuta (e condizionata) deve tirarsi su le maniche e reinventarsi: nello stato confusionale che attraversa si inventa bellicista incrementando così quel disagio sociale che spinge verso soluzioni estreme, innestando un conflitto interno che potrebbe risultare persino più dilaniante di quello che oppose interventisti e non prima del primo conflitto mondiale.
Serve a quest'Europa un progetto politico inclusivo, capace di inglobare anche gli estremi e in grado, soprattutto, di garantire alle “Monadi” cittadine un percorso di Dignità economica e sociale: un percorso che consenta agli individui di percepirsi come parti di un Organismo superiore, la Società, di cui sono parte compositiva e strutturale, significativa e non occasionale.
Serve un progetto politico strategico, capace di dare un preciso indirizzo all'economia, alla ricerca e allo sviluppo, in grado di redistribuire le risorse e affermare diritti sociali reali (istruzione, sanità, infrastrutture) ben più che ideali o idealizzati (identità di genere, arcobaleni e altre categorie emerse dalla sottocultura woke).
Potrebbe questo schema definire una riduzione del contesto democratico instaurando una forma tecnocratica come avviene nella capitalista Singapore o nella Cina socialista? È possibile. Ma per riprendere una battuta dell'ex Primo Ministro Draghi dovremmo domandare ai cittadini europei: “preferite la Dignità economica o le elezioni?”. Temo che molti sarebbero sorpresi dal risultato di un simile sondaggio.





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