SULL'EURO CALA IL SILENZIO
- BorZorro
- 22 gen
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 23 gen
Per il 56% degli intervistati a Davos il Dollaro USA sarà la moneta rifugio, seguita dalle Cripto Valute e dallo Yuan. L'Euro non riceve neppure un voto.
Si prepara una nuova fuga di capitali?
Il sondaggio era informale e alla platea dei convenuti al Forum di Davos si domandava quali saranno le valute di riferimento nei prossimi anni, in particolare da qui a dieci anni.
Tra le sorprese rileviamo l'assenza dell'Euro, del Franco Svizzero e dello Yen Giapponese, ma anche un secondo posto assegnato alle Criptovalute.
La nuova amministrazione USA comunica un investimento di 500 miliardi di dollari per supportare la nascita di nuove imprese che si dedichino alle Criptovalute e all'IA mettendo radici in Texas ed è palese il fatto che per l'amministrazione Trump l'età delle “riserve valutarie in oro” sia da considerare preistoria: il valore della valuta si determina sulla base delle semplici leggi della Domanda e dell'Offerta. Più una valuta è richiesta ed utilizzata più valore assume. Il resto sono chiacchiere.
Vi saranno quindi, prevedibilmente, speculazioni e bolle varie che riguarderanno le nuove Criptovalute, ma indubbiamente le stesse troveranno un consistente sviluppo tanto nello scambio economico quanto nella creatività finanziaria, attirando fiumi di capitali da tutto il pianeta.
Fiumi di capitali di rischio ma non solo: anche quelli a speculazione limitata che, prevedibilmente, abbandoneranno asfittici o limitati mercati azionari, obbligazionari e del debito pubblico per tentare la sorte sui pioli delle blockchains che possono condurre molto, molto in alto.
Altri torrenti di investimento interesseranno le start-up dell'Intelligenza Artificiale: una dimensione che pervaderà, a breve, l'intero sistema conoscitivo e comunicativo trasformando brutalmente le consuetudini generazionali.
Se possiamo dire che il tentativo di “dedollarizzare” il mondo avviato dai BRICS sembra arenarsi, lasciando comunque alla valuta cinese un'ampia area di interesse globale, per quanto ci riguarda la clamorosa indifferenza dimostrata dagli ospiti di Davos rispetto all'Euro dovrebbe metterci in allarme rosso: se fiumi di investimenti abbandonano l'area UE per dirigersi negli USA il ritardo, già rilevante, rispetto agli Stati Uniti diverrà incolmabile. Sarà un'UE più povera, più dilaniata, quando fosse possibile, al suo interno, forzata a proporre tassi di sconto elevati per risultare appetibile ai mercati dei cassettisti e degli investitori tradizionali.
Il disastro UE si traduce nella sua irrisorietà valutaria: la nuova politica turbo-liberista non prevede un continente apparentemente solo interessato a rallentare, a normare, a codificare.
Il messaggio che perviene dal sondaggio di Davos è forte e chiaro: l'UE sta per naufragare su se stessa.
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