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CONCORSITE, IL MALE OSCURO DELLA BUROCRAZIA ITALIANA

  • Immagine del redattore: BorZorro
    BorZorro
  • 19 gen
  • Tempo di lettura: 2 min

Chissà che il male oscuro della burocrazia non consista nell'istituzione dei Concorsi, con relative graduatorie basate su titoli ormai acquistabili anche a rate su Internet?


La burocrazia, si sa, è lentissima, spesso inefficiente: una lumacona che intralcia lo spirito di iniziativa imprenditoriale soggettiva e che basa proprio sulla “lentezza”, ovvero sulla capacità e possibilità di bloccare o sbloccare i progetti, la sua estesissima corruzione.

Sembra allora che il mondo sia diviso tra chi vuole, o vorrebbe fare, e chi si trincera dietro al pubblico ufficio per speculare sulle competenze autorizzative che quell'ufficio definisce, così come tra chi vuole agire (il privato) e chi tira a campare (il pubblico).

Questione di mentalità: chi nasce con la testa da imprenditore non sa neanche dove si pubblicano i concorsi; chi nasce con la necessità di sicurezza o una non eccellente autostima si rifugia tra le accoglienti braccia della burocrazia, accedendovi per concorso.

Ai concorsi si partecipa per titoli, e siccome in questo tremendo e suggestivo Paese il titolo di studio ha valore legale (una bestemmia a cui bisognerà trovare rimedio), ecco che ovunque spuntano diplomi quinquennali ottenibili in un anno e laure triennali acquisibili online, con pagamento rateale: un super business del Pezzo di Carta destinato alle masse di concorsisti che quei titoli, privi di contenuto e competenza, consentono di utilizzare.

Così le truppe dei poco facenti, che poco hanno fatto anche per acquisire i titoli di cui si gloriano, finiscono con l'affollare i concorsi, entrano a frotte nel pubblico impiego, affollano sportelli pubblici portando la disperazione al pubblico che da loro si attende risposte e soluzioni.

Un circolo vizioso che affonda il Paese in un gorgo di incompetenze conclamate e di fancazzismo esponenziale.



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