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VENDERE A OVEST, COSTRUIRE AL SUD

  • Immagine del redattore: Gilberto
    Gilberto
  • 23 ott
  • Tempo di lettura: 1 min

Ecco come si schiera il (nostro) mondo sul piano commerciale.

In blu: Paesi che vendono soprattutto agli USA, primo importatore al mondo.

 In rosso: Paesi orientati alla Cina, secondo importatore al mondo (eh sì, la Cina oggi oltre ad esportare, importa moltissimo).

Risultato:

 – L’EUROPA resta legata ai flussi transatlantici

 – L’AFRICA e il MEDIO ORIENTE gravitano sull’economia cinese

 – Il MEDITERRANEO è la fascia di intersezione tra i due sistemi.

Non è una divisione del mondo ma una specializzazione degli scambi.

 Gli USA importano valore industriale, prodotti finiti e tecnologie.

La Cina importa materie prime, energia e offre infrastrutture in cambio di influenza.


E L'ITALIA?

L’Italia rientra senza dubbio nel blocco occidentale: i nostri clienti sono là. Ecco perché abbiamo abbandonato l'accordo con la Cina (Nuove vie della Seta). Però abbiamo un’esposizione crescente verso Sud ed Est (un'opportunità, non un problema). 

In altre parole, siamo parte del sistema americano, ma con interessi convergenti con il corridoio afro-mediorientale.


PER LE IMPRESE ITALIANE:

- I mercati maturi (USA, UE) sono i più ricchi, ma anche i meno dinamici. Garantiscono stabilità e domanda premium

- I mercati emergenti (Golfo, Africa, Asia centrale) sono in grande espansione, però richiedono presenza diretta e capacità di partnership locali.

La strategia vincente non è scegliere un blocco ma intercettare entrambi: vendere a Ovest, costruire a Sud.

E ricordiamo che il commercio globale non è neutro (non lo è mai stato): segue le alleanze, i corridoi logistici e i nuovi equilibri energetici.



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