L'ASSEDIO
- Gilberto

- 21 ott
- Tempo di lettura: 2 min
Creare un fronte cristiano o dialogare con l'Islam ?
La vecchia Europa si sente assediata.
Lungo la costa meridionale del Mediterraneo le popolazioni islamiche crescono in numero ed esigenze guardando all'Europa come ad un possibile territorio di conquista.
Più a sud il continente africano moltiplica la popolazione, forte di una maggioranza cristiana, con altrettante motivazioni all'emigrazione.
Ad est l'immensa Russia cristiano ortodossa sembra essere tornata a rappresentare una conclamata ostilità nei confronti del vecchio continente.
L'Europa si percepisce sotto assedio e mette in campo antiche risposte isolazioniste e suprematiste, le stesse risposte che nel secolo scorso generarono tragedie spropositate, ponendo una domanda inquietante relativa alle scelte politiche da compiere per valutare un possibile futuro:
definire un fronte cristiano che si erga a barriera nei confronti dell'islam, oppure dialogare con l'islam ricercando una sintesi di convivenza?
I due mondi, quello cristiano e quello islamico, differiscono non poco in materia di orientamento culturale. Quello cristiano è un mondo capitalista che nella forma del neoliberismo scatena forze socialmente dirompenti, in cui l'individualismo e l'interesse personale sono centrali; diversamente l'economia islamica della Sharija prevede modelli di investimenti socialmente utili oltre all'etica del bakhshish, del sostegno obbligatorio ai bisognosi.
Parallelamente la storicizzazione del cristianesimo ha determinato, dopo secoli di patriarcato e maschilismo imperante, una nuova possibilità di autodeterminazione femminile, elemento verso il quale l'Islam sembra essere ancora molto distante così come si definisce distante verso sessualità divergenti dal dettato biblico (argomento peraltro non accolto anche dal cristianesimo ortodosso).
Forse, però, sono più le convergenze che le divergenze.
Forse, anzi probabilmente, il dialogo è possibile.
Ma la grande paura europea deriva dal fatto che mentre l'Europa invecchia rapidamente i nuovi entranti sviluppano nuove generazioni e il conto, anche in breve tempo, potrebbe definire una nuova maggioranza culturale, e religiosa, anche in Europa.
Ecco allora il risorgere di antichi tremori, di antichissime distinzioni, l'erezione di barriere, la richiesta di forme differenti di governo, preferibilmente autarchico, che accettino i nuovi entranti sulla base di distinguo etnici e religiosi dando la precedenza ai cristiani o a chi al cristianesimo è più prossimo e respingendo chi cristiano non è e chi, potenzialmente, potrebbe voler sovvertire l'eredità storica, religiosa e culturale.





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