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L'ALTERNATIVA

  • Immagine del redattore: Gilberto
    Gilberto
  • 3 ott
  • Tempo di lettura: 3 min

Un amico mi rimprovera non tanto la critica allo sciopero odierno quanto l'assenza, nella critica, di una proposta alternativa alla politica di contrasto proposta dai sindacati di base e dalla CGIL.

Da titolare di un'editrice che si chiama “terzavia” mi sento in obbligo di definire una proposta.


L'errore, macroscopico, avvenne nel '47 quando l'Inghilterra governava il Medio Oriente tracciando linee di confine arbitrarie e rilasciando nel suo protettorato un vasto territorio su cui costruire il nuovo Stato di Israele. A quell'errore si aggiunse l'accondiscendenza dell'allora nuovo organo dell'ONU che, su spinta di Inghilterra e USA, approvarono il progetto.

Meglio sarebbe stato proporre un nuovo Stato multi etnico e multiconfessionale in grado di inglobare ebrei e palestinesi, ma così non fu.

Dato che la Storia non si scrive con i se e con i ma ci tocca provare a fare il meglio con quello che c'è.

L'ANP, erede autorizzata dell'antica OLP di Arafat, ha pochi giorni addietro chiesto di aderire all'area BRICS ponendosi di fatto in antitesi, ideale ed economica, con il mondo dei G7 a cui l'UE e l'Italia fanno riferimento.

Di fatto se Israele fu (ed è) il guardiano del Canale di Suez, di parte del Mar Rosso e dei produttori di petrolio per conto delle “7 Sorelle” di un tempo (i raffinatori di petrolio dell'Occidente anglofono, quelli che valutarono positivamente l'eliminazione del nostro Mattei), la Palestina ancora lo scorso anno era definita come meta privilegiata degli interessi cinesi, che avrebbero potuto, in forza di un rapporto privilegiato con Gaza, disporre di un doppio controllo di Suez e del Mediterraneo, dato che già il porto del Pireo ad Atene è gestito da Pechino.

Sulla base del contrasto a quell'ipotesi, che va intesa in modo molto più esteso fino a coinvolgere molti nteressi in terra d'Africa, va inteso il progetto trumpiano di fare nuovamente della Palestina un Protettorato anglo-americano in grado di offrire al mondo arebo miliardario succulenti interessi attraverso la trasformazione di una “scatola di sabbia”, la Palestina attuale, nella nuova Florida del Mediterraneo.

Trump sa benissimo che ai potenti Aabi interessa molto più Mammona (il denaro) che lo Spirito e il suo progetto odora di sterco del demonio da molto lontano.

Sostenere il progetto di Trump, e di fatto gli interessi israeliani (e nell'estensione ampliata quelli occidentali), significa allontanare Cina e BRICS dalla costa meridionale del Mediterraneo.

Allontanare i BRICS dal Mediterraneo significa togliere forza all'Iran sciita e sostenere i Patti di Abramo siglati da Paesi Arabi di diversa confessione islamica (sunniti e whahabiti).

Entrambi i contendenti (Israele e Palestina) esigono un territorio unico e unificato” dal Giordano al Mare” ed escludono perentoriamente l'esistenza della controparte, e d'altra parte due situazioni ad alto contenuto confessionale non potrebbero operare diversamente.

L'unica soluzione possibile, rispettosa delle esigenze di tutte e parti in causa, sarebbe quella di tonare al “Protettorato” gestito da terzi che consenta ad entrambi i popoli di vivere all'interno di un territorio amministrato da un Governo in qualche modo “super partes”, e in questa logica mi sembra si stia muovendo la parte politica di Hamas, quella che risiede in Qatar e che non esclude il progetto trumpiano ma desidera modificarne alcuni elementi sostanziali.

La Terza Via non è volere una “Palestina libera, dal fiume al mare” ma un territorio in cui i palestinesi possano vivere e prosperare senza subire l'apartheid che per oltre 70 anni ha ispirato le azioni e la politica di Israele. Non dimentichiamo che Arafat a Camp David rifiutò di firmare l'accordo che affermava lo Stato Palestinese perché con quell'accordo avrebbe riconosciuto il diritto all'esistenza di Israele: il grido “free Palestine” afferma, implicitamente, la negazione del diritto di Israele alla propria esistenza.

La Terza Via possibile è un governo panarabo della Striscia e della Cisgiordania: non sarà la soluzione ideale ma certamente non potrà essere peggiore della situazione attuale.

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