NE RESTERA' UNO SOLO
- Gilberto

- 8 set
- Tempo di lettura: 2 min
Difficile immaginare una scelta più bizzarra di quella compiuta dall'Inghilterra nel 1947 cedendo agli israeliti il dominion palestinese, in accordo con gli Stati Uniti.
La vicenda non è nota ai più, ma discende dal lungo periodo coloniale inglese nei Paesi Arabi, dagli accordi - mai mantenuti - con gli stessi, e dagli interessi giganteschi che, nel dopoguerra, si delineavano tra Petroland e Canale di Suez, interessi che un popolo “occidentale e occidentalizzato” avrebbe potuto difendere meglio dei palestinesi da sempre presenti nel territorio.
Fu un disastro, ampiamente annunciato e ratificato dalle Nazioni Unite sotto l'ambiguo e insostenibile slogan di “due popoli e due stati”.
Israele avviò la sua presenza a suon di attentati e bombe (anche contro gli Inglesi) e improvvisamente ebbe l'autorità per sequestrare abitazioni e terre ai palestinesi per cederle ai migranti israeliti, prevalentemente provenienti dall'Europa centroorientale.
Superfluo ricordare che l'odio tra le due etnie si perde nei secoli e lo troviamo perfino nella vicenda tra Sansone e Dalila, tanto per capirsi.
Israele ha, per 75 anni, affermato un manifesto regime di apartheid configurandosi come “stato confessionale” che tendeva ad escludere chi ebreo non è.
Le modalità di affermazione del potere isaeliano sul territorio hanno favorito e facilitato la nascita di gruppi partigiani, dall'occidente definiti “terroristi”, rendendo sempre più sintetica la condizione politica: o noi o loro.
Entrambi gli schieramenti affermano oggi, con chiarezza, l'intento di escludere la controparte dalla presenza nel territorio che si estende “dal Giordano al Mare”.
Il dramma a cui stiamo assistendo tra Gaza e Cisgiordania è (forse) una delle tappe finali della crisi avviata, ripeto, da inopinate scelte britanniche, fermo restando che la “faida” è di tali dimensioni e proporzioni che è prevedibile proseguirà nelle successive generazioni.
Solo con la completa riduzione al nulla politico della controparte il vincitore del conflitto potrà sperare di garantirsi un futuro di plausibile sicurezza.
Per questo ci tocca affermare che “ne resterà uno solo”.
Perché non si vedono alternative percorribili, politiche o negoziali.





Commenti