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TITOLI, PATENTI E PATENTINI

  • Immagine del redattore: gilberto borzini
    gilberto borzini
  • 5 ott
  • Tempo di lettura: 4 min

Forse bisogna rifare tutto: eliminare il valore legale del titolo di studio, ridefinire attestati, permessi, patenti e patentini che consentono o meno l'esercizio di un'attività.

La lotta è tra Mercato e Burocrazia.


L'eccesso di burocrazia uccide le buone intenzioni e il “fermo biologico” della produttività economica europea ne è una palese dimostrazione.

In ambito nazionale poi quella cosa che si definisce “valore legale del titolo di studio” ha consentito a un esercito di somari con laurea, perettamente incapaci di fare alcunchè, di scalare i vertici della burocrazia trasformando la stessa da utile elemento gestionale a invalcabile limite, o valicabile per mezzo di illiceità.

Nell'ambito microscopico del turismo nazionale, infine, da che sono arrivate le lauree triennali può esercitare turismo chi ne è provvisto o, in alternativa, chi supera esami ed esamini regionali, corsi e test delle Camere di Commercio: nulla ormai si può più esercitare senza disporre di almeno un attestato di benemerenza.

Il lavoro che produce attività è divenuto lucro per la burocrazia, per tacere dello straordinario business della formazione (necessaria per ottenere l'attestato eccetera eccetera).

Ora si dà il caso che il mondo prosegua e vada avanti impippandosene allegramente della burocrazia, così nel nostro piccolo mondo nascono organizzazioni semplici che governano migliaia di posti letto proposti in formula b&b: la struttura alberghiera originale si è polverizzata e diffusa rimanendo definita solo laddove offre servizi di lusso o altrimenti non erogabili.

Le piattaforme digitali consentono a chiunque di presentarsi e affermarsi come suggeritore di itinerari di viaggio, come blogger, come consultant o come designer, tutte oneste attività che l'online consente anche laddove la figura professionale non disponga di alcun attestato qualificante.

Veniamo al punto: chi decide il successo o l'insuccesso di una professione? Il mercato o la burocrazia?

Se è il Mercato neoliberista allora i vari ruoli indicati devono essere liberamente frequentabili.

Se è Mercato governato (come riterrei preferibile) allora un esamino sarebbe opportuno.

Se è la Burocrazia allora è la stessa che pone barriere d'ingresso in forma d'esame o di risorse economiche necessarie per operare.

Nel Turismo la situazione è ibrida.

Dopo l'attribuzione del CIN agli appartamenti in locazione breve (azione sacrosanta per provare a mettere mano a un casino senza senso) è venuto il momento di porre mano alle licenze distinguendo tra le diverse attività:

TOUR OPERATOR (organizza e vende direttamente o attraverso terzi)

TRAVEL AGENCY (organizza e vende direttamente, fornisce servizi di biglietteria)

RETAILER (rivende in sede fisica ciò che organizzano i Tour Operator )

TRAVEL CONSULTANT (affiliato ad uno dei precedenti per rivendere i relativi prodotti)

TRAVEL DESIGNER (costruisce itinerari di viaggio personalizzati)

TRAVEL BLOGGER (illustra, recensisce, presenta destinazioni e servizi turistici).


Parto dall'ultimo, il TRAVEL BLOGGER, che a mio avviso dovrebbe quanto meno essere iscritto all'ODG (Ordine dei giornalisti, albo dei Pubblicisti), oppure sostenere un esame orale che consenta di dimostrare la conoscenza delle normative relative alla pubblicistica e alla relativa deontologia.


Mentre per i TOUR OPERATOR la normativa Comunitaria è, o mi pare sia, adeguata, diverso il discorso per le TRAVEL AGENCY, i cui costi e oneri amministrativi (fidejussioni e gabelle varie) dovrebbero essere parametrate al volume d'affari.


Tutt'altro discorso vale invece per i RETAILER, ormai vere e proprie “edicole” di rivendita. Per gestire un'edicola non serve né essere giornalisti, né essere editori e neppure tipografi. Allo stesso modo una volta che il RETAILER dispone di una assicurazione RCA e partecipa un fondo di garanzia relativo alle possibili insolvenze dovrebbe poter esercitare come e quando crede. Certamente non sarebbe male se all'interno della titolarità esistesse qualcuno che ha dimostrato di conoscere gli elementi fondamentali del Codice del Turismo, dei diritti del Turista e dell'organizzazione aziendale, insomma una sorta di attuale Patentino per Direttore Tecnico ma fortemente ridimensionato e, soprattutto, ottenibile online attraverso una semplice procedura d'esame.


Stesso ragionamento per i TRAVEL CONSULTANT, limitato però alla conoscenza del Codice del Turismo e dei Diritti del Turista.


Che dire infine per i TRAVEL DESIGNER ?

Se, per esperienze e competenze pregresse, si “limitano” a disegnare viaggi su misura all'interno di aree geografiche da loro conosciute direttamente, allora chi è in condizione di operare può operare tranquillamente, così come chi scriveva o scrive “guide turistiche” spesso non dispone di altro elemento se non la propria esperienza, nel caso passata al setaccio dall'editore di riferimento.

Diversamente se dopo aver “disegnato” il viaggio lo organizza e lo vende allora la cosa cambia radicalmente, definendosi l'attività di “organizzazione e vendita” come specifica delle TRAVEL AGENCY. Nulla vieta però che il DESIGNER disponga di un accordo di collaborazione con una TRAVEL AGENCY e, strutturato il viaggio, sia quella ad operare l'organizzazione definitiva e la vendita, sul monte ricavi della quale accrediterà relativa percentuale al DESIGNER.


Ciò che maggiormente conta, all'interno di un progetto di liberalizzazione delle professioni e di disintermediazione generalmente favorita dalla tecnologia, è che ogni componente operativa disponga delle conoscenze relative ai Diritti dei Consumatori, dei Viaggiatori e dei Turisti, elemento ormai centrale di tutta la politica commerciale comunitaria.

Quando poi la Burocrazia scoprirà che si possono sostenere colloqui abilitativi a distanza e in ogni giorno dell'anno attraverso piattaforme a tutti note sarà sempre troppo tardi.


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ree

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