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I DISFUNZIONALI

  • Immagine del redattore: gilberto borzini
    gilberto borzini
  • 4 set
  • Tempo di lettura: 3 min

Recentemente ho pubblicato alcuni interventi relativi a dinamiche rilevanti nel segmento dell'economia del turismo. Da una parte lo strabordare di turisti ignoranti e cafoni che invadono il mondo, dalle Calli veneziane al Serengeti passando dall'Everest, dall'altra le innovazioni sistemiche proposte da vettori e albergatori ai rispettivi mercati, innovazioni basate sulla creazione di “communities” in sostituzione del rapporto cliente-fornitore.

Come spesso accade c'è chi ha inteso Roma per Toma e chi, soprattutto, si è appellato alla professionalità dell'agente di viaggio per risovere i problemi del mondo (turistico).

Dell'analfabetismo di ritorno e della scarsa capacità di comprensione di un testo scritto doe validamente con le Comunità reali vrebbe occuparsi il Ministero dell'Istruzione e del Merito, quindi evito di impelagarmi in materia, ma quando non si comprende (o si finge di non comprendere) che il futuro prossimo del Turismo si definisce sulla creazione di Communities online in grado di comunicare validamente con le Comunità reali, allora mi tocca replicare.

Molti #agentidiviaggio mi ricordano i #ristoratori che odiano portali come #tripadvisor ovvero quelle #communities di viaggiatori che indicizza, suggerisce, critica, espone, propone e le cui osservazioni farebbero molto bene ai ristoratori se gli stessi scendessero dal loro piedistallo e imparassero ad ascoltare il #mercato.

Davanti al cambiamento necessario nella struttura della relazione con il mercato l'agentediviaggio tradizionale (#deadmanwalking) replica con le #tariffeufficiali, le #percentualidisconto, le #datenonprogrammabili, ovvero tutti elementi corretti nei rapporti che furono ma superati rispetto a quelli che si vanno creando tra fornitori a monte del sistema a genziale e mercato a valle del sistema stesso, ovvero scavalcando beatamente la filiera del cosiddetto turismo organizzato.

La Rete è il luogo elettivo in cui consistenti Communities di #prosumer e #consumer manifestano consensi e dissensi da cui trarre indicazioni rilevanti: in ambito #destinationmanagement il criterio di sviluppo dell'offerta territoriale e locale non può prescindere dal confronto con la platea (community) di visitatori reali (che valutano l'esistente) e potenziali (che indicano i motivi per cui non scelgono una località, ovvero le criticità da risolvere).

Esiste però, ed è quasi una #malattiaprofessionale piuttosto diffusa, l'idea che la #filiera del #turismoorganizzato goda di una certa sacralità, che faccia bene al turismo. Così tocca rilevare che il cosiddetto turismo che si vende in #agenzia è quello dei #villaggi #fortilizi che ignorano la cultura locale, quello delle #crociere che sono quanto di più inquinante sia mai comparso sul pianeta, dei #tours affrettati tipo “se è giovedì dev'essere il Belgio” : in agenzia si vendono prodotti espressi e confezionati dall'industria del turismo , un'industria che ha ridotto l'etnodiversità, l'antropologia e la cultura in prodotto da scaffale con relative dinamiche di marketing e tariffazione a supporto.

Tra quell'industria e il turismo corre lo stesso rapporto che passa tra Peck o Eataly e la Lidl o Eurospin: tutti possono sfamare, ma dipende da come lo si fa e da cosa si propone.

Vediamo allora di costruire, come suggerisce l'amica @OlgaMazzoni, la #purplelady del turismo italiano che stimo da oltre trent'anni, una #comunitàprofessionale che metta l'#etica del #viaggio sul gradino precedente rispetto a quello dell'#economia , una #comunitàprofessionale che possa dialogare con le non poche #communities di viaggiatori che all'economia del turismo e della relativa industria antepongono la #conoscenza del #diverso, la #cultura , il #rispetto , il #dialogo, l'#ascolto il #tempolento dell'avvicinamento, il #percorso prima della #meta e forse, scrivo forse, riusciremo a costruire quelle relazioni che la Rete impone per costruire un rapporto valido e duraturo con i rispettivi mercati potenziali.

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