SPIAGGE LIBERE E LOTTA DI CLASSE (nessuna bandiera rossa all'orizzonte)
- gilberto borzini

- 26 ago
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Recentemente un commentatore di cose politiche durante una puntata de #lariachetira ha paragonato la scelta di abbandonare gli stabilimenti balneari a favore delle spiagge libere come una sorta di "lotta di classe", una forma di contestazione del capitalismo. Povero Marx e povero Gramsci, verrebbe da dire. Ma a ben guardare qualcosa su cui ragionare c'è.
Se la scelta deriva dalla difficoltà economica di affrontare la spesa per ombrellone e sdraio (e servizi aggiuntivi) non si tratta di "lotta di classe" ma semplicemente di "potere d'acquisto": lotta di classe sarebbe invadere gli stabilimenti balneari, occupare sdraio e lettini e rifiutarsi di pagare.
Gli italiani, però, non sanno più lottare: lontanissimi i tempi dei presidi e delle occupazioni delle fabbriche. Oggi, anche quando licenziati in tronco, in massa e a mezzo sms, si limitano a fare picchetti fuori dai cancelli delle fabbriche così come. allontanati dai bagni privati, ad occupare il metro lineare di battigia concesso dalla normativa, guardandosi bene dal porre un asciugamano all'interno dell'arenile attrezzato.
La questione economica delle vacanze estive ha posto in rilievo alcuni elementi sostanziali:
la povertà cresce
le persone sono disposte a fare sacrifici personali
ma non sono più disposte a lottare politicamente (ad aggregarsi, unirsi, protestare, combattere) per contestare privilegi di censo, di classe o semplicemente economici.
Una società incapace di contestazione è implicitamente morta.








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