TURISMO: ICONE, RITI E FLUSSI
- gilberto borzini

- 3 ago
- Tempo di lettura: 4 min
E se tutto quello che da mesi scriviamo sui fenomeni dell'Overtourism e dell'Overcrowding fosse assolutamente inutile e superfluo? Se fossero Iconemi, Riti e Selfie i motori nascosti dei flussi turistici? Se statistiche, promozione e razionalità non servissero quasi a nulla?
Il Turismo come fenomeno antropologico e psicologico è profondamente cambiato: o lo si affronta con nuove metodologie o continuerà a sfuggire alla comprensione.
Davanti all'inevitabile dobbiamo spingere la riflessione verso l'autocritica e domandarci se sarà sufficiente la “razionalità” a sconfiggere i mostri sacri dell'Icona turistica e del Rito Collettivo che generano il fenomeno dell'OverCrowding.
Se le forme attuali del Turismo assumono come preponderanti, prevalenti e fondamentali i modelli Iconici e Rituali il modello del convincimento razionale potrà spostare frazioni poco significative dell'Overtourism, gli avvisi e gli inviti a visitare l'altrove andranno disertati generando, piuttosto, malumore e disagio.
Dobbiamo, in sostanza, immaginare le località turistiche come i famosi ristoranti affiancati, dalle vetrine dei quali scorgiamo l'essere l'uno pieno e l'altro vuoto, convincendoci così che sia meglio attendere in fila che si liberi un tavolo in quello pieno piuttosto che non recarci in quello vuoto.
Il luogo iconico, il sito apprezzato al punto da essere sovra popolato, attira come una calamita mentre il luogo ignoto resta tale in quanto vuoto.
Si tratta allora di capire se, per popolare di turisti il luogo vuoto, sia sufficiente un bombardamento a base di comunicazione, oppure se non si debba costruire un percorso virtuoso basato su eventi ricorrenti, se sia opportuno rispolverare tradizioni dimenticate o sperare nell'apparizione di una lacrimosa madonnina: quello che è certo che un diverso approccio, di tipo razionale, statistico o persuasivo, difficilmente otterrà risultati.
Il turismo contemporaneo è una dinamica che affonda nella psicologia delle masse e in quella nuova forma di antropologia culturale introdotta della telefonia cellulare e che assume il nome di “selfie”.
Un selfie che ci immortala in coda sull'ultima cresta vicina alla cima dell'Everest o con le Cime di Lavaredo alle spalle dispone di un valore insuperabile, certo non raggiungibile da altro selfie con vista su una cima qualsiasi: vi sono luoghi iconici, che rendono pregio e qualità al nostro selfie, e luoghi ignoti che rischiano persino di deprezzare l'immagine che pubblichiamo, di renderci mediocri quando potremmo risultare emulabili e superiori.
Se questo elemento riguarda l'antropologia contemporanea, l'altra parte del ragionamento si definisce nei comportamenti sociali di massa, in cui l'essere presenti implica la partecipazione a un “rito collettivo”, che si tratti di andare a un concerto pop o a un raduno evangelico, al Palio di Siena o in piazza San Marco con altre migliaia di turisti.
Il Turismo è in buona misura un Rito: rito del tempo libero, rito della vacanza, rito della dimostrazione di potersi permettere un angolo di libertà.
Rito che contempla l'affermazione “io c'ero”, persino quando quell'esserci potrebbe ad alcuni apparire come confusa appartenenza ad un'estesa mediocrità dello spirito, condivisione di gusti nazional popolari che alle Elite risultano insopportabili: vale la pena allora affermare, ad esempio e per renderci definitamente odiosi, che il fenomeno dell'Overtourism a Venezia è anche dovuto alle migliaia di bottegucce di ciarpame che hanno nel tempo modificato il percepito iconico della Città, trasformandola da elitaria a popolare, da archetipo architettonico a parco giochi per soggetti compulsivi, da Serenissima Repubblica a scempio antropologico.
Da una parte, quindi, le Icone del turismo, mète che danno lustro al viaggiatore che le visita, e dall'altra parte il Rito, la partecipazione al quale afferma il soggetto nella sua identità tanto individuale che sociale.
Si osserva allora che il binomio di Icona e Rito assicura al turista il riconoscimento sia dell'Individualità soggettiva che della Partecipazione Sociale e oggettiva, definendo così un Unicum di ampia soddisfazione.
Elementi questi che operano su strati della psicologia più che della ragione, più dell'inconscio che della consapevolezza, e che, come tali, sono ben difficilmente aggredibili dalla razionalità dell'offerta alternativa.
Se le forme del Turismo assumono come preponderanti i modelli Iconici e Rituali il modello del convincimento razionale potrà spostare frazioni poco significative dell'Overtourism, gli avvisi e gli inviti a visitare altrove andranno disertati generando, piuttosto, malumore e disagio.
Remember Roccaraso
Fu sufficiente qualche “post” diffuso da un'influencer partenopea a generare una domenica bestiale lo scorso inverno a Roccaraso. Quel “Post” ebbe il potere di scatenare l'interesse come mai fecero altre onerose, progettate, studiate e analizzate campagne di comunicazione spesso profumatamente pagate dall'ente locale.
Quel “post”, e quel successo, fu la certificazione del fallimento di generazioni di “comunicatori” ufficiali, di assessorati al turismo e delle relative agenzie pubblicitarie.
Fu la dichiarazione ufficiale della fine del turismo cartaceo, zeppo di informazioni e indicazioni, dei pieghevoli distribuiti a pioggia durante le fiere di settore.
Fu la pietra tombale del turismo progettato a tavolino, l'affermazione del nuovo corso di un turismo popolare che “và dove vanno gli altri”, trainato da un post di richiamo, immediatamente acquisito con due click, non diverso da quel raddoppio di turismo italiano registrato in un anno a Sharm El Sheik, che prenota nella rete il fai da te.
Turismo del'Icona e del Rito che del razionale, del culturale, dell'accademico nulla vuol sapere. Turismo che esige divertimento (o ciò che considera tale) in un'Italia in cui alla sera ci si annoia, traditi nelle aspettative da prezzi esosi e gelati polverinici, da feste di piazza con artisti decrepiti o tristi vasche sgambettate sul lungomare, riti antichi adatti a modelli famigliari scomparsi (e poi ci si domanda perché nel riminese si respiri una brutta aria...).
Il Turismo come fenomeno antropologico e psicologico è profondamente cambiato: o lo si affronta con nuove metodologie o continuerà a sfuggire alla comprensione.
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