LA MISTICA ISOLANA E LA DANNAZIONE DEL TURISMO
- gilberto borzini

- 17 lug
- Tempo di lettura: 2 min
Ovviamente quando lavoravo in Sardegna sentivo dire che nessun luogo è più bello della Sardegna, ma quando risiedevo in Sicilia la stessa cosa valeva per la Trinacria.
Due grandi isole, due mistiche simili, un problema comune: quello della continuità territoriale e dei relativi costi di trasporto.
Che lo Stato nulla faccia per contenere i costi di trasporto per raggiungere Sardegna e Sicilia è cosa nota da decenni: neppure quando ATI e Alitalia erano statali i collegamenti aerei erano a costi ragionevoli e spesso volare da Milano negli USA costava meno che per andare a Palermo.
Ma una cosa è la politica turistica o dei trasporti nazionale, peraltro entrambe nelle facoltà di soggetti che di trasporti e di turismo capiscono poco o nulla, altra cosa potrebbe essere una seria politica trasportistica e turistica sostenuta dalle rispettive Regioni, entrambe autonome, ovvero provviste di ampia facoltà amministrativa.
Isole splendide entrambe, di differente bellezza: in una la Natura è al centro della spettacolarità, nell'altra la Cultura ellenica e arabo normanna è dominante, e date queste caratteristiche basilari la determinazione del “target” è differenziata.
Se il nord est della Sardegna (Costa Smeralda e dintorni) difficilmente conosce declino, altre aree tentano, giustamente, di abbracciare e richiamare un turismo lento, cultore degli elementi naturalistici ed etnici, un turismo che necessita di consistenti infrastrutture di servizio di trasporto pubblico, di percorsi ben delineati, di ostelli per cicloturisti e camminatori, tutti elementi di cui poco si vede all'orizzonte.
Diversamente in Sicilia al netto dei visitatori, prevalentemente stranieri, di Palermo e Taormina e degli sforzi prodotti da albergatori o tour operator privati che charterizzano a proprie spese per acquisire mercato, ben poco si muove da Trapani a Siracusa passando per Agrigento, dove si annovera il più triste flop della capitale della Cultura italiana.
Al netto della mistica illusoria relativa al più bel territorio del mondo i conti si fanno esclusivamente con la gestione diretta dell'offerta di trasporto definendo una programmazione serrata in grado di collegare le principali destinazioni europee agli scali territoriali.
Gli spazi di crescita, di diversificazione della domanda e di sviluppo delle stagionalità, sono consistenti ma senza una programmazione regionale, con relativi investimenti, e senza una pianificazione dei trasporti locali in modalità “hub & spokes”, con linee extraurbane su gomma certe, funzionali e non occasionali, nessun risultato potrà essere conseguito.
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