IL TURISMO DELL'ARIA FRITTA
- gilberto borzini

- 7 lug
- Tempo di lettura: 2 min
Giorgio Gaber cantava “la realtà è un uccello che non ha memoria, devi immaginare da che parte va”. Il turismo organizzato deve imparare a leggere la realtà.
Non se ne può più.
Il Turismo organizzato in crisi guarda basito agli aeroporti e ai treni pieni di viaggiatori che se ne impippano allegramente delle proposte di tour operator e agenzie.
Il Turismo fai da te riempie città e spiagge stracatafottendosene dell'offerta alberghiera e affollando appartamenti affittati con o senza Cin-Cin, geniale quanto patetica trovata fiscale.
Il sistema Riminese collassa sotto la cessazione di centinaia di imprese alberghiere e un'immensa cubatura edilizia da riconsiderare.
La crisi economica impedisce il turismo ma il turismo è ovunque con numeri da capogiro.
La gente è incolta e ignorante ma le code agli Uffizi e a Pompei sono chilometriche.
Il calo del turismo organizzato è colpa degli abusivi, di internet, dei pullmanari, dei preti, del destino crudele (e se fosse che l'offerta è superata e viene proposta in maniera sbagliata?).
Giusto per dire che sarebbe ora di smetterla con l'aria fritta e le frasi fatte.
Giorgio Gaber cantava “la realtà è un uccello che non ha memoria, devi immaginare da che parte va”.
Invece qui si continua con la retorica, soprattutto con quella passatista del com'era bello ieri.
Si persiste con politiche del turismo (e di promozione turistica) degne dell'epoca coloniale.
Ci si mena il torrone con la tradizione e la rievocazione quando il mercato domanda spettacolo e innovazione: guardate i numeri dei Parchi Tematici in Europa e fatevi qualche domanda.
Ci si incensa parlando di professionalità, ma siamo sicuri che i buoni professionisti siano quelli che perdono clientela ad ogni giro di calendario?
La realtà, dell'economia e della sociologia, non ammette retorica: va compresa e analizzata nelle sue possibili evoluzioni e, su quello studio, si può definire un'offerta turistica.
Il resto sono scuse per giustificare la propria difficoltà, il disagio rispetto al mercato, la paura del cambiamento che si riflette nella riedizione costante delle stesse proposte, delle medesime programmazioni, di eventi nati stanchi e cresciuti agonici.
Sinceramente di questo turismo non se ne può più.








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