Uno dei fenomeni più caratteristici del nostro tempo è il processo di "dematerializzazione": sempre più "cose" che prima erano fisiche e palpabili, concrete e consistenti, assumono forma immateriale, tradotte in codici elettronici. Si tratta di un processo avviato dall'elettronica che ha coinvolto sempre più elementi, dalle biglietterie alle autorizzazioni sanitarie che consentono l'accesso ai servizi, fino ad arrivare alla moneta e alla validazione dell'identità. Alla smaterializzazione di un vasto numero di elementi un tempo fisici, i dischi per ascoltare musica piuttosto che la celluloide per vedere un film, si va aggiungendo la dematerializzazione del collega o del conoscente, a sua volta sostituito da un Avatar in collegamento smart-working. E' un processo straordinariamente innovativo per la nostra Specie, tradizionalmente abituata alla fisica dei corpi e delle relazioni solide, alla posizione sociale assicurata da beni visibili e concreti, dalla "cosa".
L'Immaterialità, oggi arrembante nella sua fase di lancio, è destinata a divenire pervasiva e si accosta a quel "diritto all'accesso a beni e servizi" che va a sostituire la proprietà, così come anticipato da Jeremy Rifkin nel suo pregevole "L'era dell'accesso", pubblicato in Italia nel 2000 da Mondadori: non avremo più proprietà, ma lo "status" sarà determinato dal diritto all'accesso e alla fruizione di beni e servizi. Insomma, un nuovo mondo prima di tutto concettuale, basato sulla Immaterialità.
Il concetto che sta alla base di questo processo è che "spostare elettroni è estremamente più economico che spostare atomi": il nucleo dell'atomo pesa enormemente, il flusso degli elettroni è immateriale, anche se energeticamente oneroso, e resterà oneroso almeno fino a quando non troveremo il modo di tradurre il "flusso" in "campo", ma qui entriamo nel mondo sdrucciolevole della fisica quantistica e conviene fermarsi.
L'Immaterialità è destinata a sostituire la materialità, con ricadute rivoluzionarie in termini di processi percettivi, di apprendimento, di relazione: sarà una Caverna di Platone all'ennesima potenza, dove solo ciò che è "proiettato" assume il titolo di realtà, solo ciò che è percepito dai sensi, indipendentemente dal come venga percepito, è emotivamente affermato e ciò che il cervello percepirà come immersivo avrà caratteristiche iperreali, emozionalmente superiori alla concretezza un po' banale della realtà non virtuale.
La questione dell'Immaterialità è sul tavolo, con tutte le sue implicazioni etiche, filosofiche, economiche e commerciali e, si badi, è questione della massima serietà, dai contorni rivoluzionari ben più consistenti di qualsiasi altra precedente rivoluzione.
Resa accessibile e popolarizzata l'Immaterialità apre la strada tanto alla Bionica che all'integrazione con l'Intelligenza Artificiale, ma soprattutto consente la "proiezione del Sé percettivo" nell'infinitamente lontano e nel plausibile, nel verosimile e nell'onirico, ridefinendo i contorni della divisione umana tra "chi ha accesso all'Immaterialità" e chi è costretto a permanere nella realtà materiale e inospitale.
Per chi non avesse inteso, l'Immaterialità apre le porte all'Immortalità.
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