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IN FUGA DA SE STESSI

Quello che sta accadendo nelle generazioni più recenti è un fenomeno tanto epocale quanto drammatico, non molto diverso da ciò che accadde ai reduci dalle guerre del secolo passato, spesso piombati in crisi maniacali depressive, nella disperazione e nella ricerca di paradisi tossici.

Mentre il consumo di psicofarmaci va incrementando in tutte le classi sociali, equamente e trasversalmente ripartito, cresce anche il consumo di droghe, sia esaltanti che obnubilanti e i governi di molti Paesi occidentali, incluso quello italiano, promuovono l'accesso al sostegno psicologico di massa.

Si dice sia colpa della Pandemia Covid, che ha tenuto in isolamento per due anni l'intera popolazione, privandoci della relazionalità e della socialità tanto utili e necessarie, ma soprattutto privando gli individui delle libertà elementari, dell'uscire di casa, di passeggiare, di praticare attività all'aria aperta.

Certamente l'isolamento non ha migliorato le cose, ma temo che le spiegazioni vadano cercate altrove e risiedano fondamentalmente nell'anaffettività dei rapporti familiari.

Molti, moltissimi genitori sono assiduamente impegnati a sostenere il proprio narcisismo, narcisismo di cui i figli sono una conseguenza come potrebbero essere i cagnolini domestici da portare a spasso.

Gli stessi genitori manifestano una frequente indisponibilità al concetto di "famiglia", valutando criticamente (e forse ipercriticamente) l'operato del coniuge, rendendosi reciprocamente indisponibili e infedeli, preferendo la soluzione rapida e pratica del divorzio alla faticosissima ricerca di una diversa complementarietà tanto nella coppia quanto nella famiglia stessa.

Famiglie spezzate, famiglie allargate, famiglie inesistenti, ruoli genitoriali disattesi, definiscono una "fame d'amore" giovanile che si traduce a volte in una disperata solitudine, altre nella colpevolizzazione di se stessi, altre ancora in una svendita di sé al primo che passa e che tenda, o sembri tendere, una mano.



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