"Sostenibile, sì, ma per chi?"
Per i produttori di energia? per l'economia? per la finanza? per i consumatori?
Per il pianeta? per l'Occidente? o solo per l'Europa? e i cinesi? e gli indiani?
Dietro al termine "sostenibilità", e ai suoi derivati, si cela generalmente l'obiettivo di rinnovare il parco produttivo energetico provvedendo, si dice, al miglioramento delle condizioni climatiche.
Encomiabile, si direbbe.
Ma dietro alle azioni di green-washing e alle belle parole si cela un "mostro" capace di fare a pezzi l'economia e le non poche vite che in quell'economia agiscono.
Il "mostro" è imposto dal "palazzo" in un procedimento tipicamente top-down: produrre energia fotovoltaica o rinnovabile (dai costi non ancora trasparenti se mai lo saranno), cambiare auto (fine dei motori a scoppio), cambiare caldaie, re-ingegnerizzare città, utilizzare solo sistemi di pagamento on-line (in quanto tracciabili, si dice).
Si dice anche, e fa molto figo, che sia utile usare le App e l'Home Banking (migliaia di dipendenti hanno perso il posto nelle banche europee), acquistare online le assicurazioni (stessa solfa), ordinare il cibo per consumarlo a casa (saluti ai camerieri di sala) e così via.
Il futuro si annuncia scintillante e pulito.
Ma c'è un ma.
Con l'energia "pulita" non si va, a quanto pare, molto lontano.
I soli "data miner", quelli che impiantano sistemi per la creazione di cripto valute, sono considerati soggetti estremamente inquinanti, in quanto i loro impianti consumano infinite quantità di energia (leggi se interessato www.linkiesta.it/2022/06/crisi-criptovalute-bitcoin-effetti-ambiente/)
Il consumo energetico globale generato dai soli Data Center per funzionare e per raffreddare i sistemi sono superiori a quelli dell'intero Sud Africa (leggi se interessato Giornata mondiale dell’Ambiente: ma quanta energia consumano i data center? - Luce (lanazione.it))
Infine, come noto, per "caricare" le batterie delle autovetture elettriche si ricorre alla produzione energetica di centrali alimentate a gas (sempre più scarso e caro) e a carbone, ovvero al nemico pubblico numero uno dell'ambiente, stando ai si dice.
In sostanza: dietro al maquillage della sostenibilità c'è un intero processo di cambiamento produttivo strutturalmente molto più energivoro del precedente, che necessita di talmente tanta energia da dover, necessariamente, ricorrere al nucleare, a meno che non vogliamo seminare la terra a pannelli solari, e forse non basterebbe.
Ecco perché sostengo la, e scrivo di, Filosofia della Sobrietà: perché modificare consapevolmente i consumi, in un processo bottom-up che nasce dal basso ma incide sulle posizioni di vertice, contribuisce a contenere il consumo energetico forse in misura sufficiente ad una produzione rinnovabile.
Poi, certamente, la cosa riguarda l'Europa.
Non chiedete ai cinesi di produrre "green": loro producono i pannelli fotovoltaici e hanno parchi immensi di produzione energetica rinnovabile, ma il tasso di inquinamento delle loro fabbriche è per noi inimmaginabile (così come è difficile immaginare di vivere in città da 30 milioni di abitanti).
Non chiedetelo neanche agli Indiani, che sono 2 miliardi e quando il miliardo povero vorrà avere accesso non dico a Internet ma alla corrente elettrica sarà un bel problema.
Insomma: dietro al termine Sostenibilità non c'è nulla di sostenibile. Se il procedimento non è planetario non cambierà nulla sotto il profilo ambientale. In compenso cambierà moltissimo per gli europei, obbligati a vivere in condizioni difficilmente sostenibili.
Dimenticavo: qualcuno ha notizie di Greta Thurnberg?
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