Poche società umane come quella in cui ci troviamo a vivere hanno manifestato una aridità intellettuale così manifesta, aridità che, proprio in quanto tale, esprime Verità preconfezionate nella perfetta assenza di interesse rispetto al "sapere", quel sapere per sua definizione inafferrabile che, per sussistere, necessita del Dubbio e della Critica.
Poche società umane come quella in cui siamo inseriti hanno prodotto "competenza" e, in ispecie, competenza tecnica, apprezzando lo specialismo in luogo dell'olismo, il particolare rispetto alla sincresi.
Eppure il ruolo del filosofo, il suo passo indietro nell'osservare l'oggetto, passo che corrisponde allo sguardo del pittore che valuta l'opera osservata, è ciò che consente il successivo agire, che coglie lo spunto per una rinnovata azione, condizione necessaria a ciò che, comunemente, si chiama progredire. E', quello del filosofo, lo sguardo analitico e critico che consente il miglioramento, la permanente messa in discussione che estingue le certezze in un dinamismo creativo.
Per questo abbiamo bisogno di più filosofi, in ogni campo e sfera d'attività.
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