In questi anni il movimento Fridays for Future si è assottigliato. Molti giovani che avevano risposto alla richiesta di Greta Thunberg di un futuro equo, si sono allontanati quando il movimento ha iniziato a esaminare ciò che l’equità avrebbe davvero richiesto: un drammatico cambiamento di abitudini di consumo a cui, evidentemente, non avevano intenzione di rinunciare.
Nei movimenti ambientalisti si è iniziato a discutere delle implicazioni della crisi energetica e del suo impatto sulle fasce più deboli della popolazione, con un acceso confronto sull’opportunità di affiancare questi temi a quelli dell’emergenza climatica.
Ne è emerso, ovviamente, che le fasce deboli rischiano di essere trasformate in "miserabili", come peraltro l'incremento del numero di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà racconta.
Di fronte alle contraddizioni del movimento, alla distanza abissale tra i buoni propositi e gli esiti nefasti, la protagonista è scomparsa dalle scene, lasciando il posto a gruppi e gruppetti ambientalisti poco incisivi e, soprattutto, ad uno slancio Europeo che sembra non riuscire a vedere i medesimi esiti nefasti, promuovendo un modello insostenibile di sostenibilità.
Come se non bastasse ci si è messa la guerra in Ucraina, e con quella l'ennesimo disastro politico europeo che non potrà che tradursi in un dissesto economico, finanziario e sociale di portata continentale.
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