Quando terminavo le lezioni usavo dire agli studenti: adesso uscite e dimenticatevi tutto quello che ho detto, perché è già invecchiato e superato.
Chiunque operi in ambito marketing, per non dire della tecnologia, sa che l'obsolescenza è rapidissima, se non immediata.
In un mondo in evoluzione costante l'obsolescenza è nelle cose: figuriamoci in materia legale.
La materia del turismo organizzato è più o meno ferma a una cinquantina di anni fa, salvo rattoppi non sempre entusiasmanti e non riesco davvero a capire come si possa immaginare di governare un sistema totalmente liberalizzato e internettato con regole basate su compagnie di bandiera, accordi governativi e autorizzazioni formali di collaborazione. Come ho avuto modo di scrivere in precedenza il concetto stesso di "pacchetto turistico" su cui si basano gran parte delle norme e delle forme assicurative è oggi un'incongruenza vivente: chiunque, con tre click, può mettere insieme un volo, un soggiorno e una visita (o un noleggio) e proporlo ad un altro chiunque in forma "aggregata". Quindi domando: c'è davvero bisogno di avere una licenza e versare fior di fidejussioni per fare tre click? E se qualcosa va storto (come adesso sta andando tutto storto a causa dell'incompetenza dei vettori) chi paga? chi risarcisce? in base a quali criteri?
Nello specifico attuale: ritengo che gli AD dei vettori siano tutti soggetti all'art 331 del codice penale che recita: chi esercitando imprese di pubblica utilità interrompe il servizio è punito con la reclusione da sei mesi a un anno.
I tempi della magistratura sono eterni mentre i tempi del commercio sono istantanei: quindi chi rimborsa, a che titolo e perché, i clienti che hanno perso giorni o interi periodi di vacanza? Chi è responsabile del disagio: l'agente di viaggio che ha assemblato l'offerta o il vettore che pure non ha contratti in essere con l'agente di viaggio?
Con le regole e le norme attuali non si cava un ragno dal buco, ovvero si rischia di attribuire una colpa a chi la colpa non ce l'ha.
Dovremmo, si dice, rimettere mano al sistema normativo delle regole afferenti i viaggi e le vacanze: un lavoro ciclopico e palesemente superfluo nel momento in cui tecnologia e innovazioni spezzano le regole esistenti.
Dovremmo allora, in alternativa, azzerare le regole? Liberalizzare il mercato come si cerca di fare per i taxisti? Dare ragione, in sostanza, agli abusivi e diventare tutti, formalmente, abusivi?
La risposta, ovviamente, è no.
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