La conflittualità tra dinamica naturale e sviluppo culturale vede in vantaggio, a quanto pare, quella naturale, e non mi esprimo in questo modo pensando agli aspetti recentemente diffusi di un ambientalismo dettato più dalla paura che dalla coscienza, e che comunque stenta a comprendere la necessità di ridurre e contrarre i consumi e di modificare sistema economico per affermare, realmente, l'ambientalismo.
Osservo, piuttosto, che le diverse società umane, tutte divenute società economiche prima ancora che identitarie, etniche o territorialmente riconducibili, hanno semplicemente sostituito il concetto di forza, in natura necessaria per l'acquisizione del rispetto all'interno del branco, con quella di denaro.
In termini di modello organizzativo persiste e si mantiene il modello naturale, laddove chi ha più denaro ha più potere ed è autorizzato ad esercitarlo all'interno delle regole del gruppo, regole che, generalmente, sono scritte da chi esercita il potere.
Contestualmente, malgrado il modello culturale dovrebbe premiare lo Spirito (intelligenza, consapevolezza, cultura eccetera) rispetto al Corpo, osserviamo che il Corpo è al centro di ogni e qualsiasi attenzione, rilanciato in una vera e propria metastasi sociale narcisista in cui la gran parte del potere d'acquisto si consuma in prodotti e servizi per il corpo, attraverso una promessa di perenne gioventù.
Esistono, certamente, anche segnali confortanti: dall'animalismo che riconosce dignità e coscienza ad ogni essere senziente sottraendo all'Uomo il dispotico potere di vita e di morte su ogni altro forma di vita, all'ambientalismo dell'economia circolare e del riutilizzo. Ma in generale manca l'orientamento al privilegio della Cultura, anzi, se possibile, la Cultura è sempre più minoritaria, salvo quando espressa in forma di intrattenimento e progetto economico.
Ci si era illusi che l'avvento della rete internet e l'accesso ad ogni genere di informazioni potesse divenire un motore culturale, ma l'effetto ottenuto è stato l'inverso: disporre dell'accesso facilitato alle nozioni non consente, in quanto tale, l'azione di ricerca, di lettura, di interiorizzazione e di elaborazione, ovvero quelle azioni che, in precedenza, contribuivano a forgiare l'elemento analitico, sintetico e critico che definisce un ambiente culturale.
L'uinca vera e originale accezione in cui la modalità culturale contrasta quella naturale e prevale su quella riguarda l'avanzare della cementificazione e degli inquinamenti ambientali, sempre grazie ad un modello economico che ponendo il denaro al vertice di ogni elemento premia la produzione, la vendita, il commercio, la transazione, il consumo, anche se ogni azione ha per conseguenza la crescita dell'impatto ambientale, l'utilizzo dell'area naturale in forma di discarica.
Il modello organizzativo originario della società umana, pertanto, non è affatto mutato e ricalca fedelmente il modello del branco animale, con l'eventuale differenziazione determinata dal definirsi politicamente e socialmente come lupi o come termiti, laddove il potere tra i lupi deriva dalla forza e nei termitai si trasmette per discendenza.
Se rivolgiamo il pensiero al modello organizzativo delle società più antiche, Egizi, Assiri, Persiani, Greci, Fenici e Romani, nulla è cambiato rispetto ai nostri giorni: la natura umana detta le regole, che rimangono immutate malgrado i cambiamenti tecnologici.
Osservo infine come nelle cosiddette società democratiche, che avrebbero dovuto definirsi immuni da certe tentazioni tipiche delle oligarchie e dei sistemi politicamente chiusi, si stia insinuando quella tentazione Autocratica che conferma le indicazioni impartite da Platone ne la Repubblica: un pugno di Saggi al Potere, difesi dalla Forza militare e tutti gli altri a tirare la carretta.
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