Il Secolo Vuoto è l'ultima puntata del racconto nato col Secolo dei Lumi, cui seguì il Secolo delle Macchine, poi il Secolo Breve ed ora il Secolo Vuoto.
Sui palchi allestiti negli stadi e lungo le spiagge saltellano vecchietti ultra settantenni, osannati e salmodiati persino da persone che, per età, potrebbero essergli nipoti. Nelle cronache della politica si rimpiangono, amaramente, i burosauri delle prime repubbliche.
Al secolo breve, a quel '900 fatto di conflitti costanti, tremendi, burrascosi e permanenti, è seguito questo secolo vuoto, questa palude di omologazione, dove impera il pensiero unico e politicamente corretto che tutto ammanta del medesimo grigiore, soffocando sul nascere i vagiti del contrasto. Eppure contrasto e conflitto sono creativi e vitali, generano pensiero e arte, svolte e possibilità.
Il Nulla. Il Nulla divora il Regno di Fantàsia, come ne La Storia Infinita.
Cercavo un nuovo Gadda, un Eco, magari un Moravia per non dire un Pasolini, ma questo secolo, in apparenza, non ne produce. Cercavo un Bertolucci, uno Strehler, persino un Corbucci, ma l'eco è ovattata, assorbita dal Nulla.
Un Nulla fragoroso di parole, parole d'ordine, dalle quali non è opportuno scostarsi, pena l'esilio. Un Nulla che conduce alla sudditanza, che è già sudditanza, assenza di libera scelta, nella catastrofe annunciata che, temo inevitabile, conduce nelle braccia dell'Orso risorto.
Un Nulla Europeo così simile agli artifici della Vienna del 1815, le monarchie unite e gli inevitabili Moti del 21, del 31, del 48, della Comune di Parigi, infine le Guerre e le Rivoluzioni.
Un Nulla senza memoria, che i conflitti di oggi sono i medesimi di allora: medesimi e irrisolti.
Dove la lotta non è tra i vuoti concetti occidentali di Bene e di Male, ma tra l'Equo e l'Iniquo, tra l'Accesso e l'Esclusione, cose fatte di Materia ben più che d'Etica.
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